Primi Evoluzionisti

Le prime idee evoluzionistiche (intese in senso moderno perché nel VI secolo a.C. già Anassimandro sosteneva che le specie si modificano nel tempo) si sviluppano all'inizio del 1700 nel momento in cui le ricerche in campo geologico danno i primi frutti. I fossili non appaiono più come scherzi della natura ma come "strumenti" per riconoscere gli strati rocciosi in cui si trovano nascosti preziosi minerali. Le tesi evoluzionistiche vengono avanzate sia per contrastare la nuova ideologia del creazionismo che i naturalisti vedevano come un'ingerenza nella loro indagine sui misteri della natura sia perché gli scienziati avevano capito che tutti gli organismi, vivendo in equilibrio con un ambiente che si modifica nel tempo, erano obbligati a cambiare per evitare l'estinzione. Verso la fine del 1700 l'evoluzionismo conosce il periodo di massimo splendore perché in tempo di rivoluzione (la rivoluzione francese) diventa legittima qualsiasi teoria anticonformista. Per i filosofi dell'epoca, inoltre, evoluzionismo e progresso si intrecciano pericolosamente: in ogni individuo è presente una tendenza al perfezionamento. I tre grandi esponenti dell'evoluzionismo predarwiniano sono: Erasmus Darwin, nonno di Charles e autore di Zoonomia in cui evidenzia le influenze dell'ambiente sullo sviluppo dell'organismo, il grande naturalista francese Jean Baptiste Lamarck e l'italiano Alberto Fortis.